UN GIORNO DI DESERTO
PER IL GRUPPO DEL R.N.S.
MARIA VIVO GESÙ
Schema di riflessione
Se tu ritornerai a me …
Il Vangelo è una spada a doppio taglio, è stupore, è profezia (Gv
13, 31-35).
Il Vangelo è il dono di un comandamento nuovo: l’Amore, Dio è
amore. Ma dov’è la novità di questa notizia che Gesù ha affidato
al nuovo popolo di Israele, dato che di questo già si parlava
nell’Antico Testamento?
L’ambito in cui la consegna di questo comandamento avviene è
quella del Cenacolo, il gesto rivelatore è quello della lavanda
dei piedi che Gesù compie pur sapendo che stava per essere
tradito. Un atto, il suo, che mostra tutta la specificità della
fede cristiana, e che rivela come l’amore dell’uomo per il
prossimo e per Dio sia preceduto dall’amore assoluto,
incondizionato, gratuito e libero di Dio stesso per l’uomo.
L’amore di Gesù è totale, e nella stessa misura comanda di amare,
ma l’oggetto dell’amore non è lui stesso bensì il prossimo:
“Amatevi gli uni gli altri”. Accogliendo l’amore gratuito di Dio
l’uomo è reso capace di amare e ciò rende possibile che ci si
accolga come fratelli: è questo che spinge l’uomo verso un
dinamismo di amore e di apertura verso gli altri.
Nel contesto nel quale dobbiamo incarnare il comando di Cristo:
”Amatevi come…” ci verrebbe di gridare la nostra tristezza, però
le ragioni di elevare la nostra gioia son ben di più di quelli che
ci vorrebbero togliercela.
QUALCHE CONSIDERAZIONE
a)La crisi interiore.
Nella Scrittura si parla di crisi interiore, infatti un esempio ce
lo offre il profeta Geremia che protesta nei confronti di Dio,
mostrando la sua desolazione interiore. Da un lato il proposito di
abbandonare la missione, dall’altro c’è Dio che non lo lascia: “Se
tu ritornerai a me, io ti riprenderò e starai alla mia presenza;
se saprai distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai
come la mia bocca” (Ger 15,19). In altre parole, è evidente il
richiamo alla conversione, ad un pentimento, a un cambiamento
interiore, di mentalità e di giudizio che porta all’annuncio vero
e autentico di Cristo.
b)Richiamo alla conversione
Il richiamo alla conversione risuona nei momenti cruciali del
Nuovo Testamento: All’inizio della predicazione di Gesù:
“Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15); all’inizio della
predicazione apostolica, il giorno di Pentecoste: “Che dobbiamo
fare, fratelli”? E Pietro rispose: “Pentitevi e ciascuno di voi si
faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei
vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo” (At
2, 38). Noi siamo in una condizione e in contesti diversi che ci
interpellano e ci toccano individualmente e come gruppo: Noi
abbiamo creduto al vangelo, siamo stati battezzati e abbiamo
ricevuto lo Spirito Santo e quindi, c’è un altro “convertitevi!”
che ci riguarda da vicino, esso non è rivolto a non credenti, ma a
persone che vivono da tempo nella comunità cristiana che dicono di
aver fatto esperienza di Cristo. Per questi il richiamo alla
conversione deve risuonare imperativamente al ricontestualizzare e
a vivere il primitivo fervore e amore per Cristo nelle comunità di
oggi.. Occorre ritornare al fervore, all’entusiasmo dei primi
giorni della Chiesa nascente dando ragione della fede in un mondo
che è in continuo mutamento. Le caratteristiche peculiari dei
membri di un gruppo oltre al “comando” del Divino maestro devono
essere la lealtà reciproca, la fedeltà espressa concretamente e la
trasparenza dei sentimenti del proprio cuore affinchè appaia che
tutto proviene da Dio e non da noi” (2 Cor 4, 7).
Cambiamo dunque la iniziale protesta di Geremia in ringraziamento:
Grazie Signore, che un giorno ci hai sedotti, grazie che ci siamo
lasciati sedurre, grazie che ci dai la possibilità di ritornare a
te e ci riprendi dopo ogni tentativo di fuga. Grazie che affidi a
noi la custodia dei tuoi tesori per farne dono agli altri e
facendo di noi di noi la tua bocca.
S. Giovanni, scrivendo alla Chiesa di Filadelfia, ha esordito:
“Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona” (Ap.
3.11b).
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