Oltre alle vittime dell’amianto, al disaggio a cui va incontro chi
è costretto a correre al Pronto Soccorso, a fenomeni
comportamentali senza scrupoli che costringono tanti persino alla
disperazione, come si può tacere di fronte al genocidio posto in
atto con la pratica dell’aborto legalizzato? Ai promotori della
legge N° 194 vogliamo ancora un volta ricordare che è detto: Non
uccidere e senza casistica giustificativa che apparentemente
potrebbe essere a tutela e rispetto della vita. Si vuole ribadire,
invece, con la forza di sempre e affermare con assoluta certezza
scientifica che la vita esiste nella sua completezza biologica sin
dall’atto del concepimento, per cui è inviolabile dal suo inizio
al suo naturale tramonto. La stessa affermazione vale per
l’embrione perché è già un uomo.
Eppure assistiamo non indifferenti ma impotenti alla pratica di
questo fenomeno anche nel nosocomio di Castrovillari: nel 2010 su
718 nati 210 sono stati abortiti, senza contare quelli praticati
clandestinamente; nel 2011 su 675 nati 275 sono stati abortiti, da
aggiungere quelli causati dalla pillola del giorno dopo, non
controllabili, che assunta dopo l’atto causa una vera azione
abortiva. In ogni caso, dalla Chiesa, anche per la salute
psico-fisica della donna, ne è assolutamente sconsigliata
l’assunzione.
Non si intende condannare chi sceglie di abortire perché,
evidentemente, non sa quello che fa e che affidiamo insieme
all’esecutore materiale, ossia il medico, alla misericordia di
Dio, ma l’atto in se stesso, perché ci troviamo di fronte al gesto
fra i più gravi contro la vita fisica, un vero crimine contro
l’umanità.
Sac. Carmine De Franco
Presidente della Commissione per la
Pastorale della Salute
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