Ho voluto rendermi personalmente conto, anche
nella vaste di Presidente della Commissione Diocesana per la Pastorale della Salute, della situazione al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Castrovillari. Mi sono trovato di fronte uno scenario raccapricciante. Io che per motivi di un altro Ufficio mi muovo in diverse parti, nella mia memoria non ho registrato
una cosa simile, neppure andando per aiuti umanitari, durante la
guerra nei Balcani, nei campi profughi di Albania.
Infermi di ogni età e sesso, ammassati insieme come cose,
adagiati sofferenti per ore e giorni su scomodi giacigli,
familiari angosciati che implorano aiuto per i loro cari a volte
anche imprecando, ambulanze che, di continuo, lasciano persone
con sintomi che richiedono intervento immediato costretti ad
attendere per ore e persino giorni, servizi igienici
insufficienti: un WC per tutti - uomini, donne, bambini- in
condizioni disumane, non sapendo per quanto tempo devono
rimanere al P.S., in attesa di reperire un posto letto presso
altri nosocomi Regionali o in altri dei paesi limitrofi. Ho
trovato di turno un giovane medico e una infermiera, che non
esito a definire eroi, ad operare in tanto disaggio logistico.
Non intendo addentrarmi nelle cause, oltretutto ben note, che
hanno portato a questa brutale realtà e a una tale inadeguata
responsabilità degli organismi preposti a prestare attenzione a
questo primario problema che è la salute, mi riferisco
soprattutto a quelli che hanno responsabilità di governo locale
e centrale. Certo è che quando la voce della coscienza, -propria
di ogni essere umano dotato di capacità di intendere e di
volere- è spenta i risultati sono anche quelli cui non avrei mai
pensato di assistere la sera di domenica scorsa.
Giacchè, anomaliamente, il problema ha risvolti politici, mi permetto ricordare, a chi ne avesse bisogno, che il mondo della
politica, nella sua accezione più pura non è, nel suo genere,
appannaggio di affari e interessi personali (fenomeno così
generalmente diffuso oggi) o per garantire o addirittura
proteggere i poteri cosiddetti forti ben settorizzati, ma è
espressione di spirito di servizio nell’esercizio del governare
soprattutto quando è in gioco la vita e la relativa la salute
senza preferenze di categoria a cui si offrono spesso corsie
preferenziali, semmai agendo con il coraggio di stare dalla
parte dei più deboli, di coloro che non hanno santi a cui
raccomandarsi. Oggi si ha la sensazione che la persona non teme
la gravità più o meno del suo stato di salute fisica, ma di
essere ricoverata e tratta come oggetto, un numero e non come
soggetto cui prendersi amorevolmente cura. Nelle facoltà di
medicina prima ancora di altre cattedre urge quella del
Samaritano per impiantare nella persona dell’allievo, il futuro
medico, un cuore di carne.
A questo proposito, mi permetto di affermare che l’indifferenza
verso la sofferenza altrui, peggio ancora il disprezzo, e
l’oggetto dell’esperienza fatta si colloca in questo pensiero, è
una delle forme propedeutiche e subdole del crimine contro la
persona.
Si, ho potuto rendermi conto che soprattutto in questo Pronto
Soccorso la persona viene letteralmente, brutalmente espropriata
della sua libertà, della sua riservatezza, ma soprattutto della
sua dignità.
Ci vogliamo proprio augurare che a seguito di questa esperienza,
con la sollecitudine e la sensibilità di un folto numero di
medici e paramedici di buona volontà presenti nell’ambito
sanitario di Castrovillari e un sussulto di sensibilità
politica, il servizio possa migliorare sia nei reparti ancora
per fortuna in attività sia al Pronto Soccorso che ci ha dato
l’opportunità d’intervenire.
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